BLOGGER DISSIDENTI E FUTURO DELLA POLITICA.....

Riflettevo fino a poco fa sulle potenzialità dei social network..Lo spunto di riflessione, in modo particolare, mi è giunto dalla notizia, pubblicata dalla stampa all'incirca giovedì scorso, della serie a catena di morti misteriose di blogger e dissidenti in Iran. (Tra l'altro, facendo una ricerca veloce di articoli con immagine e/o di sole immagini dei blogger morti in carcere ho davvero fatto fatica a trovare qualcosa, suggestione!). Ho scoperto, in merito all'argomento, che un semplice dissidenti politico rischia, sempre in Iran, all'incirca cinque anni di carcere. Mentre un blogger che attacca la legittimità e/o offende uno stato militar-religioso come quello Iraniano (insulti indirizzati ai leader politici e religiosi, ingiurie, alterazioni di dichiarazioni) rischia, come minimo, due anni di carcere. E' incredibile, pensavo, come uno strumento dall'uso naturale, spesso associato a momenti di svago, di libera informazione, possa assumere a seconda dei contesti d'uso, i significati più diversi. Oggi riscopro che, non solo il medium è il messaggio, ma, il contesto socio-culturale del suo uso ne determina inequivocabilmente la sua stessa vocazione d'uso, il suo preciso senso. Mettiamo l'Italia. Quì i blogs, come fenomeno emergente, nascono per fare informazione, creare discussione attorno a temi poco trattati dall'agenda dei media main stream (dalla bontà della mozzarella di bufala campana DOP, agli organismi geneticamente modificati). A livello "local", si pensi ai blogs che denunciano le inefficienze di un amministrazione pubblica (un comune, una provincia, una regione). Tuttavia esistono nel nostro paese (forse sono la maggioranza) blogs che discutono di minchiate, di cazzeggiatori/smanettoni professionisti e, spesso, sviluppano contenuti estremamente individuali che, di fatto, avvicinano il blog a qualcosa di molto simile ad un diario virtuale, fortemente connotato. Dall'altra parte del mondo (praticamente), penso alla Cina, all'Arabia Saudita, all'Iran e ai tanti regimi che non hanno potuto evitare l'ingresso di internet e di tutte le sue applicazioni più recenti. Da lì in poi i movimenti di opposizione hanno avuto, forse per la prima volta nella loro storia, la possibilità di baypassare il filtraggio istituzionale delle loro comunicazioni, divenendo noti immediatamente all'esterno. Incredibile. Movimenti che sono praticamente rinati in rete, hanno creato supporters provenienti da paesi esteri. Attraverso una vera e propria comunicazione virale sono riusciti a portare le loro cause fuori dai confini nazionali. Se un governo, come avviene in Arabia Saudita, vieta le manifestazioni pubbliche, un gruppo di dissidenti crea un gruppo su facebook e, sfruttando il meccanismo dei flash mobs, crea eventi, indice campagne on line, manifesta tutto il suo odio nei confronti di un regime dispotico e liberticida sfruttando proprio quelle applicazioni che, nella nostra realtà, di fatto, aggiungono molto,ma, molto poco di veramente significativo (molti usano Fb per re-union tra compagni del liceo, per trovare l'anima gemella o chiacchierare con la propria rete di amici più o meno distanti). Parliamo di un uso opzionale delle nuove tecnologie e di un uso, in alcune realtà, che si è riscoperto essere vitale e qualcosa di più che semplicemente originale. Potremmo pensare che in un futuro non molto lontano possano avvenire colpi di stato organizzati interamente in rete, tramite gruppi di chat ad accesso su invito. Veri e propri forum di discussione che si trasformano in parlamenti virtuali. Elezioni on line a seguito di discussioni tematiche. Ne scaturirebbe una opposizione ed una maggioranza completamente auto-costituiti sulla base di mancanze reali colmate da strumenti multimediali. Altro che loisir, tra poco le esperienze dei paesi in cui queste tecnologie rivestono una forte connotazione politica potrebbero esserci di grande aiuto nel predire anche il futuro della nostra politica. 
Al-Quaeda docet....

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