Consapevolezze.....(Parte prima)

A pensarci bene, in quest’ultimo periodo della mia vita ho rischiato seriamente di ri(n)chiudermi nel più profondo dei tunnel della tristezza e della frustrazione personale. Tunnel che, tra l’altro, mi ha ospitato fino a non molto tempo fa. L’episodio, in realtà, è una costellazione di avvenimenti che mi hanno fatto dubitare seriamente delle mie potenzialità relazionali. Da una parte, la scarsezza di amici e di momenti di interazione profonda, autentica. Dopo la partenza di quelle poche, grandi persone che mi hanno riempito la vita e il cuore di emozioni, mi sono sentito veramente solo in questo pure piccolo paesino. Non saranno mai abbastanza le parole spese per denunciare come sia difficile instaurare relazioni profonde, amicizie fondate su una piena ed onesta condivisione in questa cittadella universitaria che ti sembra darti tutto, ma, che in realtà ti accontenta solo in minima parte. Dopo tanto tempo l’ho capito e la scoperta ha avuto da subito il sapore della condanna. Condanna a dover ripartire ogni volta da zero, come fossi un bambino contro il muro che aspetta di essere scelto per la partitella di calcetto sotto casa. Aspetti e sei attraversato continuamente da due pulsioni opposte. Da una parte, vorresti aspettare che qualcuno, ancora venga a sceglierti. Allora, fai affidamento sulla tua auto-stima, ti riempi la testa di tutte le cose belle e ammirevoli che hai fatto. Ti dici “con tutto quello che so e posso fare e dare vuoi che nessuno si (ri)avvicini a me?proprio a me?”. Dall’altra, quando smetti i panni del testardo orgoglioso e vanaglorioso ti scopri immediatamente debole, fragile, incompleto. E da lì parti alla ricerca immediata (e che ha il sapore della disperazione) di facce amiche e, più spesso, finisci per trovare solo delle persone travestite (anche male) da fratelli, compagni di bevute, conoscenti o interessati. Da lì non puoi non sbattere contro di nuovo contro tutta una serie di amare consapevolezze (stavolta più dura di prima). Tra cui: 1) è possibile che tu abbia perso e/o che tu non abbia mai avuto grandissime doti relazionali (d’altronde gli altri, che non perdono mai tempo quando si tratta di descriverti, raramente ti dipingono come una persona socievole); 2) tanto tempo passato sempre con le stesse persone ti ha certamente fatto perdere quel poco che sapevi fare quando si trattava di stringere amicizie. Sai, tutta quella roba su ciò che puoi dire all’inizio di una conoscenza, il tatto, la diplomazia. Sei diventato una specie di treno senza freni e fai veramente una gran fatica a fare un passo indietro rispetto a questo processo di abbrutimento (qualcuno oserà spacciartela per maturità. Non credergli mai!); 3) la solita pippa trita e ritrita relativa al luogo, alle amicizie, ai gruppi chiusi, alla freddezza delle persone che sai benissimo quanto valgano solo come semplici alibi.


Qualche tempo fa credevo di essermi imbattuto in una persona che pensavo avrebbe potuto migliorare la mia vita. Sai, quelle persone che ti fanno sentire di nuovo importanti. Che ti cercano, fanno domande interessate e relative alla tua vita. E vedi nei loro occhi e senti nella loro voce la voglia di entrare in contatto con un po’ del tuo mondo. Avverti a pelle la chiara sensazione che qualcosa sta cambiando nel tuo corpo, nel tuo umore. E mi iniziavo a sentire più leggero, riuscivo a rivedere tutti i colori. Dentro e fuori di me. Insomma, credevo di aver trovato dopo tanto tempo (e svariati errori!) quella persona a cui avrei potuto, per l’ennesima volta, affidare con leggerezza e una grande emozione la mia testa, i miei pensieri quotidiani. Ed una parte, non so quanto o quando, anche del mio cuore. Pensavo che fosse la volta giusta. Pensavo fosse quella giusta. E, invece, la mia voglia di conoscere, il mio desiderio oramai libero di entrare in contatto mi ha giocato un brutto scherzo. Schiavo della necessità di altro, del bisogno di qualcuna che ridesse vivacità alla mia vita ho iniziato a viaggiare dentro un mondo parallelo. Un mondo in cui lei era travestita da persona giusta e io da stupido con gli occhi a cuoricino che aveva preso una brutta cotta. Quella passione era già diventata ansia da prestazione, poi, padrona dei miei pensieri. E con quel cervello e quegli occhi annebbiati leggevo tutto quello che avevo attorno a me. Compreso lei e le sue parole, i suoi discorsi, i suoi messaggi. E' incredibile come solo due persone possano essere non solo così estremamente lontani ma avere al loro interno tutto un modo assolutamente personale di interpretare e fare tutto. Una consapevolezza questa che facilmente potrebbe sfociare in un relativismo anarchico devastante. I bisogni, le aspettative, i momenti di vita in ognuno di noi possono essere, così, il volano per la costruzione di veri e propri mondi separati. Mondi che, credo raramente, siano capaci d'incontrarsi. I nostri, stavolta, credo si siano appena sfiorati. Ma quel rapido incontro l’ho vissuto in modo talmente tanto intenso da sottovalutare anche l’importanza del dato reale, empirico. Fatti. Forse perché se avessi guardato sin da subito la realtà (quella vera!) avrei capito che la risposta a tutti i miei dubbi (le mie sofferenze, l’incapacità di darmi delle motivazioni sensate) era lì, dietro l’angolo, ad aspettarmi. Cruda, indesiderata e senza peli sulla lingua. Come quasi tutte le cose che affiorano dalla (mia) Vita vissuta.