Io, Lorenzo, Verena e Margherita Hack

So perfettamente che farò spesso riferimento alla serie televisiva “Boris”, ma, ieri sera ho assistito ad una riproposizione assolutamente fedele di questa serie tv che, in realtà, è una specie di parodia della società italiana. Dei suoi vizzi, dei costumi e dei malcostumi, delle storture della politica come di quelle del mercato (specie dei mezzi di comunicazione commerciali!). Insomma, ieri mi sono ritrovato assieme a due miei amici a Misano Adriatico alla presentazione dell’ultimo saggio di Margherita Hack (“Libera scienza in libero Stato” credo..). Già mi immaginavo la solita solfa auto-celebrativa ed auto-referenziale tipica delle cose organizzate da amministrazioni comunali di sinistra per un pubblico-elettorato di sinistra (e sempre in cerca di conferme e rassicurazioni!). Vabbè, ad ogni modo il tema sembrava interessante ed ho voluto provare ad andare. E la scena che mi si è parata subito davanti agli occhi era delle peggiori. A cominciare dal pubblico. Tutti anziani, età media attorno ai 65-70. Ma è possibile che quando si parla di scuola, ricerca, investimenti in innovazione e sviluppo del nostro paese il pubblico più annoiato e disinteressato sia propri quello dei giovani?..Quello con meno prospettive, meno soldi, meno educazione, meno futuro di tutti. Un paradosso che, forse, si spiega col fatto che il livello medio di interesse dei giovani verso cose del genere sta toccando i minimi storici. Siamo la generazione più nella merda di chiunque altra, ma, siamo anche i meno disposti a rinunciare a qualcosa, a lottare affinché le cose cambino, buffo no?
Andiamo avanti. Ad un certo punto, in perfetto orario, si presenta una dolcissima Margherita Hack. Una donna che non esita a dimostrare tutta la sua gratitudine verso un pubblico nutrito e la sua enorme dolcezza. Immagine immediatamente rovinata dall’assessore-bibliotecario (finto) intellettuale di sinistra vecchio stampo che, con fare altezzoso, tira immediatamente un mega-pippone in cui, tentando di tessere le lodi dell’anziana signora, non faceva altro che guardarsi allo specchio sapientemente costruito con le parole (finto) ricercate con cui ha avviato l’incontro. Ho pensato subito “ecco il solito spocchioso di sinistra, riconosciuto come un autorità culturale (e magari politica) nella sua realtà, ma, che al di fuori di essa, non vale un beneamato cazzo!”…Introduzione brillante, pippone apprezzatissimo, domanda (finto) spiazzante e certamente strappa applausi da parte di un pubblico intorpidito un po’ dall’anagrafe, un po’ dalla caloria di un teatro comodo per le formiche (non per più di cento persone!), un po’ dalle parole dello stimato (o, forse, semplicemente assecondato!) intellettuale di turno… Ad ogni modo, la donna, femminista convinta, laica protagonista di tante battaglie politiche e civili, inizia l’illustrazione delle parti di cui consta il suo testo. Il tutto si consuma, con scelta sapiente che si rivelerà ingenua, in poco tempo per permettere al pubblico di intervenire con domande e spunti di riflessione. L’avesse mai fatto. Inizia la fiera delle banalità in cui, purtroppo, la comunità mette in mostra tutte le proprie bestialità insensate e grottesche. Parte il pecoraio del villaggio che, ammettendo la sua ignoranza, si lancia in domande e riflessioni su Buddha e Confucio nel tentativo di mettere in difficoltà la povera donna. Ma tutto rientra subito con un galante (e sudaticcio) bacia mano da parte del montanaro (un montanaro in un posto di mare è grottesco per natura!). Subentra all’omaccione delle montagne il bambino appena uscito da una pubblicità della Benetton che, letteralmente spinto dalla mamma e dal papà (bastardi psicopatici in cerca di stima e riconoscimento sociale da parte della comunità lì riunita), afferra il microfono e chiede: “Senta signora, ma, quando cadrà la prossima stella cadente?”…Applausi scroscianti, occhiatine d’intesa alla famiglia del bambino che, orgogliosissima per l’accaduto ed interessata al tema del dibattito, abbandona immediatamente la sala senza nemmeno aver ascoltato la risposta accorta ma ironica della Hack. Il loro “lavoraccio” quotidiano l’avevano fatto. La loro dose di soddisfazione quotidiana l’avevano ricevuta. Come il pusher che, dopo lo scambio, si dilegua dentro una discoteca affollata e tu resti solo a guardarti le mani tra il rincoglionito e l’ingolosito. Tristezza che avanza nel teatro-cinema. Nemmeno una pera d’eroina c’avrebbe tirato su. Parte, dunque, raffica di domande idiote e piuttosto fuori-tema. Credendo di avere davanti la versione seria ed affidabile di Sandro Giacobbo (quello di Voyager, un giornalista!), si abbandona tutti a domande che, piuttosto, sono curiosità personali, luoghi comuni in cerca di conferme. Buchi neri, universi paralleli, forme di vita non umane, eclissi, stagioni…tutte le più classiche minchiate che ti fanno studiare quando fai geografia astronomica al liceo. Ad ogni modo, niente che una buona ricerca su Wikipedia non sarebbe stata capace di soddisfare!!. E la politica? Le leggi-bavaglio? I tagli alla ricerca e alle assunzioni in scuola e università?...Non si sarebbe dovuto parlare di tutto questo? Invece, la povera donna (ripeto), seppure in gamba, era da sola e in balia di questa comunità di mentecatti fuori posto. Non spalleggiata da conferenzieri solidi e preparati, è stata letteralmente mandata in pasto al pubblico assetato di curiosità da pubblico televisivo del sabato sera. Niente di più, niente di meno. Un’occasione sprecata per parlare di cose che avrebbero interessato i giovani. Cose che, a vedere la composizione di quel pubblico ed il morale espresso dalle domande, comunque i giovani non avrebbero ascoltato perché non c’erano. Saranno stati fuori ?, a godersi la frescura serale tra negozietti e gelaterie di cui il luogo era pieno zeppo!!. Se c’è ancora qualcuno che non crede nella piena penetrazione sociale della “locura” (cit. da “Boris 3”) è pregato di ravvedersi in tempi brevi. Se non lo farà, ne sarà preda senza nemmeno accorgersene; quasi quanto lo sono io di Boris!!!....

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