Butto lì una idea per un progetto di ricerca sensato.....

Dinamiche di costituzione ed (auto)rappresentazione dei movimenti sociali
e siti di Social Network


Ratio ed obiettivi

Con il presente progetto di ricerca ci si propone d’indagare, da una prospettiva coerente con i principali approcci della sociologia della comunicazione legati sia alla communication research che allo studio delle dinamiche della produzione culturale nei media, i processi alla base della nascita, evoluzione ed espansione, nell’ambito delle più recenti tecnologie di social networking, dei movimenti sociali meglio noti con l’acronimo di S.M.Os (Social Movement Organizations). In particolare è ipotizzabile pensare gli SMOs come luogo privilegiato di osservazione delle dinamiche di strutturazione del micro-macro link nella nostra società complessa.
In modo particolare s’intende osservare il fenomeno innanzitutto da una prospettiva macrosistemica, ovvero, incentrata sull’osservazione dei meccanismi di oggettivazione delle proprietà che buona parte degli studi di riferimento (Della Porta 2001-2002, Antenore 2005) attribuiscono ad un movimento sociale legato alla Rete e, in particolar modo, all’adozione di strumenti in ambienti ad alto tasso d’interazione come i social network. Esse sono:
• segmentazione (articolazione interna del movimento, regolata dall’uso di specifiche variabili),
• policentrismo (il riscontro della presenza di una dimensione verticale o, piuttosto, orizzontale nella gestione delle priorità, dell’agenda settino dei temi di riferimento, nell’attribuzione di specifici ruoli, responsabilità e relative competenze),
• reticolarità (o livello di ramificazione del movimento. Esso può essere considerato come il livello di penetrazione/seguito ottenuto all’interno di uno specifico segmento della società e/o di una realtà geografica particolarmente connessi con le ragioni ed il modus operandi del movimento in questione).
• natura dei legami interpersonali che si realizzano all’interno di un determinato movimento sociale.

Molta della letteratura di riferimento, ancora profondamente influenzata dall’enorme successo sociale di stampa e tv (vedi Della Porta 2001, Ceri 2002, Pianta 2002 o Bentivegna 2002) ed, in parallelo, ancora non del tutto conscia delle enormi potenzialità connesse all’uso ed al rapidissimo successo globale di Social Networking Sites ed applicazioni Web 2.0, attribuisce alla Rete la possibilità di strutturare legami unicamente deboli o, in qualche modo, complementari rispetto alle tradizionali dinamiche dell’interazione faccia-a-faccia. Per molti di essi, dunque, la costruzione di movimenti sociali in Rete è, molto spesso, solo il coronamento di un meccanismo di costruzione dell’adesione che ritrova ancora le sue radici nella Realtà, off line. Per altri (Antenore 2005) il successo di numerosi movimenti legati alla Rete è dovuto:
a. all’enorme tasso di adesione realizzato: si veda il movimento No Global di Seattle nel 1999 o il “popolo di Genova” riunitosi in occasione del G8 per realizzare un contro-summit con finalità contestatore. In entrambi i casi non fu, ad ogni modo, la Rete ad essere l’artefice del successo, ma, l’attività di numerose ONG da tempo attive nella contestazione degli effetti deleteri della globalizzazione e della finanziarizzazione dei mercati;
b. oppure alla concretazione del cosiddetto effetto spillover verso i media main stream. Ovvero, nella capacità di riuscire ad implementare a tal punto un tema in agenda (come, ad esempio, la contestazione delle grandi potenze economiche della Terra) da farlo entrare prepotentemente tra i principali temi “notiziabili” da parte del sistema dei media tradizionali. A tal punto da riuscire ad ottenere una visibilità ed un livello di diffusione in grado sia di accrescere la credibilità/attendibilità del movimento; sia, d’altra parte, il numero dei potenziali attivisti.

Rispetto a tali presupposti, piuttosto pessimistici riguardo le potenzialità aggregative/relazionali della Rete, il presente progetto si propone, tra gli altri, l’obiettivo di analizzare specifici casi di studio nel tentativo di portare alla luce esempi di successo/insuccesso di movimenti sociali dotati delle medesime caratteristiche sopra elencate, ma, nati integralmente in Rete e, solo successivamente, oggettivatisi in forme di mobilitazione off line. Da una parte, dunque, saranno tenute ben presenti ed analizzate a fondo le caratteristiche tradizionalmente attribuibili alle applicazioni Web 2.0 (su tutte: la funzione informativa, la strutturazione naturalmente ramificata, le dinamiche di sharing/creating contents e l’abbattimento sensibile di tempi/costi). Dall’altra, al contempo, si cercherà di mettere in luce, mediante un approccio fenomenologico a casi specifici, quanto e come la Rete sia anche in grado di alimentare una mobilitazione diffusa ed un’autentica partecipazione civile (in inglese “civic engagement”) sia on line che off line.

In modo particolare, le domande di ricerca a partire dalle quali si articolerà il progetto sono le seguenti:
- Com’è possibile la nascita di un movimento sociale nell’ambito di uno o più social network?;
- Quali sono le scelte di ordine strategico/logistico alla base della selezione di una o più piattaforme neomediali cui affidare la propria missione pedagogica e informativa ?;
- In che modo germoglia e s’implementa l’organigramma di un movimento sociale?;
- Quali sono i criteri in base ai quali (sociali, di classe, d’appartenenza al territorio, riferibili ai contenuti) si sviluppano i nodi intesi come unità minime costituenti un movimento “a rete” ?;
- Quali sono le dinamiche (interne, esterne o ibride) attraverso cui si delinea l’agenda di riferimento e, dunque, si materializza il relativo processo di newsmaking ?;
- Cosa s’intende, in questo nuovo scenario, per partecipazione politica e quali sono i modi tramite cui si oggettiva ?;
- Quali sono i criteri in base ai quali vengono stabilite specifiche priorità operative, definite e ripartite competenze e responsabilità ?;
- Che livello di coordinamento esiste tra il modus operandi di determinati nodi costituenti “la base” del movimento e la/le strutture centrali di raccordo (se esiste)? Come si oggettiva?;
- Che tipo di relazione esiste tra le forme di auto-coscienza del movimento e quelle di etero-rappresentazione provenienti dai media “main stream” intesi come realtà sistemica?
- Quale linea evolutiva caratterizza le varie fasi dell’esistenza di un social movement (orientamento all’azione/adesione o, al contrario, all’auto-celebrazione/organizzazione in altri)?
- Che tipo di relazione esiste tra la dimensione e la semantica grassroots del movimento ed il sistema delle istituzioni partitiche ritenuto, da sempre, il naturale interlocutore dei movimenti sociali, più spesso noti come “movimenti antagonisti” ?.




Metodologia

La mole di dati presenti in Rete ed, in buona parte, etichettato ed organizzato secondo specifiche variabili nell’ambito dei social network (Facebook, Twitter piuttosto che Flickr) se, da una parte, configura tali applicazioni come veri e propri “aggregatori naturali” di soggetti e relativi prodotti; da un punto di vista tecno-scientifico, impone l’impiego sinergico di strumenti d’analisi qualitativi e quantitativi. Nonostante siano evidenti problemi e rischi che porta con sé ogni indagine che voglia utilizzare dati di questo genere (legati, ad esempio, alla selezione di un campione a partire da una popolazione precedentemente delineata o, piuttosto, alle difficoltà che si potrebbero incontrare nella semplice traduzione in termini statistico-rappresentativi di dati ottenuti dall’osservazione di profili e specifici comportamenti on line) d’altra parte, l’individuazione di un determinato caso di studi, connesso alla possibilità di sfruttare un bacino dati ancora poco inutilizzato a scopo d’analisi scientifica, consentirebbe di circoscrivere il raggio d’azione e di implementare una metodologia di ricerca sensata ed in grado di produrre risultati comunque attendibili. Concentrando, anzitutto, l’attenzione su di un canale specifico come, ad esempio, l’adozione e la tipologia d’uso di Facebook da parte degli aderenti ad un determinato movimento sociale, sarebbe possibile sfruttare i profili (personali e/o di gruppo) per condurre sia indagini di stampo quantitativo (analisi del contenuto mono e multifattoriale, tecniche di network analysis) sulla base di specifiche variabili strutturali (e coerenti rispetto ad una popolazione omogenea e ben definita a partire dalla concentrazione su di un determinato caso di studi), che analisi delle conversazioni (si pensi alla grande quantità di discussioni alimentate/condivise all’interno delle pagine di cui si compone un social network come Facebook) e del materiale audio-visuale (foto, immagini, video) individuabile/archiviabile in fase di osservazione. A completamento dell’analisi qualitativa, che s’impone come maggiormente dotata di senso rispetto all’analisi di dati così complessi e spesso difficilmente indicizzabili secondo necessità rappresentative, potrebbe risultare di un qualche interesse scientifico anche la conduzione di interviste faccia-a-faccia, focus group ed interviste biografiche con soggetti individuabili nel corso dell’analisi del singolo caso. Soggetti che, individuabili attraverso profili personali strutturati in rete, potrebbe essere selezionati in modo tale sia da completare la ricostruzione della tipologia di utenti “medi” legati ad una specifica esperienza di cyber-attivismo, che la possibilità di aggiungere elementi preziosi all’analisi quantitativa condotta sul materiale naturalmente presente in rete.

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