Ricognizione della nottata televisiva e qualche consapevolezza datati 17/10/2010

Oggi mi sono svegliato con ancora in testa le parole e le facce dei programmi televisivi della sera prima. Mi è passato per un attimo davanti agli occhi la faccia di Sallusti (che, per associazione simbolica, mi ricorda un pò quella di Gasparri, anche lui presente!) a Ballarò che cerca, con una caparbietà ammirevole, di difendere in tutti i modi il suo editore. Lo ricordo piegato tra le spalle, curvo, ma, estremamente pungente nei commenti ai temi del dibattito. Abbiamo accumulato ormai una conoscenza profonda di questa classe di buffoni di corte che fanno di tutto per restare schiavi-dipendenti di un padrone. C’è chi il potere soffocante lo respinge. Chi, al contrario, quell’aria la respira a pieni polmoni. E credendo di trarne degli effetti venefici, salutari. Ricordo l’immagine di una sinistra (sempre a Ballarò) stanca, confusa ed un po’ urlatrice. Non voglio pensare che quel ritorno alla “giusta alternanza” tra le parti, che ci auspica negli ultimi tempi, si concretizzi solo sul piano dello stile politico. E’ certamente vero che la stanchezza e l’estenuazione portano con sé reazioni e comportamento assimilabili a quelli di una certa parte politica. Ma la sinistra non deve mai dimenticarsi che le frasi urlate, l’innalzamento indiscriminato dei toni per azzittire, l’illustrazione di contro-argomentazioni che contengono al loro interno sempre, comunque un attacco diretto alla vita personale degli avversari-bersaglio. Ecco, tutte queste cose lasciamo che tramontino con i loro principali esponenti. La ri-strutturazione di un principio di alternanza tra le parti necessità, come sua imprescindibile pre-condizione, di un accordo di tipo culturale (linguistico, semantico e, in parte, simbolico) tra i contendenti politici. Procedendo nei ricordi della serata televisiva, mi imbatto (mio malgrado) nella puntata di Matrix intitolata “mondo porno”. La puntata ruotava, sostanzialmente, intorno ad un caso giudiziario che, nei giorni scorsi, aveva coinvolto direttamente una famosa pornodiva. La quale ha dovuto scontare anche una pena di alcuni giorni di carcere. E’ stato proprio lì che ho capito che tutta la macchinazione finalizzata alla costruzione di programmi che ci trasportino letteralmente fuori dalla realtà è, in buona sostanza, un enorme sistema razionale che cura fin nei minimi dettagli il confezionamento di programmucci ad hoc per attirare l’attenzione di un pubblico lobotomizzato, disattivato nelle funzioni biologiche e cerebrali. In quei continui riferimenti, diretti ed indiretti, alla sessualità. Alle capacità prestazionali del maschio, alle proprietà seduttive della donna moderna post-capitalista. Alla necessità o meno di impartire lezioni di sesso agli adolescenti, nei licei. Senza rendersi conto che quel programma rappresenta l’ennesimo passo in avanti in quell’incessante processo di devastazione dei corpi e delle coscienze, condotto soprattutto ai danni degli adolescenti, dei più giovani. Razionalizzare in una discussione televisiva un tema così delicato come la scoperta del proprio corpo, la costruzione di bisogni relazionali ed affettivi è un po’ come distruggere tutto questo, annientarlo, svalutarlo. A fare da co-autori di questa immensa devastazione psichica c’erano, tra i vari attori porno (forse, gli unici ancora vagamente innocenti rispetto a questa opera di demolizione pre-programmata), Sgarbi e lo psicologo nazional-popolare di turno e l’autore di un libro, una sorta di “viaggio nel mondo del sesso” in cui, udite spettatori, lo scrittore rivela l’esistenza e la frequentazione diffusa di locali hard, privè e strip club in tutto il territorio nazionale. Incredibile. Raccapricciante, invece, la leggerezza con cui tutto questo è ancora ed ancora detto, o meglio, sbattuto in faccia al pubblico. Senza cura e rispetto non solo verso i più giovani (cui, con queste uscite di pessimo gusto, non si fa altro che sottrarre spazi di libertà, auto-determinazione ed imprevisto che connotano, da sempre, esperienze personalissime come l’approccio al sesso ed alle dinamiche relazionali, ecc…). Leggerezza, come è ovvio, anche nel non tenere nella ben che minima considerazione il fatto che il resto del paese sta andando da tutt’altra parte. E non voglio parlare della solita fra setta “dobbiamo interessarci alle cose della gente”, quella preferisco lasciarla agli esponenti del centro-sinistra. Parlo della necessità reale di una rivoluzione culturale che sia capace di cambiare, da subito, le condizioni materiali dell’esistenza di tutti. E, solo dopo, sarà in grado di implementare anche il cambiamento dei mezzi d’informazione. La crisi non è né nata dentro la televisione né, allo stesso modo, possiamo pensare che venga risolta da un mezzo. Che per quanto gestito, lottizzato, contrattato, abusato, resta pur sempre uno strumento di trasmissione. Sono pienamente d’accordo con una mia collega quando afferma che la politica è, in qualche modo, parte di un dominio culturale. La cultura (i comportamenti quotidiani, il rispetto delle regole di convivenza civile, le abitudini di vita e di consumo) rappresenta la premessa fondamentale per la costruzione ed il governo sano, giusto ed equilibrato delle istituzioni. Di questo paese come di tutti gli altri. Ad ogni modo, la serata si è conclusa con la più bella delle sorprese: una incredibile intervista di Serena Dandini all’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Oltre ad essere stato uno di quelli che ha combattuto la seconda guerra, a contribuire alla ricostruzione della democrazia di un paese devastato dalla guerra, a vivere una brillante carriera politica. Scopro, nel corso di un dialogo pacato e commovente con la conduttrice di “Parla con me”, che Ciampi è stato un insegnante. Ecco, quel dato mi mancava. E mi è servito non solo per capire meglio la persona (di cui pure ho avuto esperienza dato che ero alla fine dell’adolescenza nel corso del suo ultimo mandato), ma, per comprendere meglio il significato della sua condotta politica e, cosa non meno importante, delle sue parole. In modo particolare, mi ha colpito la lucidità con cui l’ex presidente istituiva una precisa connessione tra il possesso di cultura, la crescita personale e la costruzione di una solida coscienza politica (e di un senso delle istituzioni). “La scuola ai miei tempi- ricordo ancora le parole- non era un luogo in cui si apprendevano semplicemente nozioni. Quella scuola che ricordo io, fatta di dialogo e di confronto, era un posto in cui si cresceva come studenti, ma, soprattutto come persone”. A questo punto, sarebbe bello se questa missione educativa e (ri)formatrice (delle coscienze, delle relazioni, dei processi mentali) divenisse parte integrante dei massimi obiettivi di uno stato e di una società così martoriati.

2 commenti:

Fabio ha detto...

A me piace leggere, ma cerca di essere più sintetico, dai. :)

Sentenzioso ha detto...

Hai nettamente ragione....dovrò provarci con maggiore impegno....grazie!