Mio fratello va a Torino.....

Proprio ieri ho fatto una chiacchierata con mio fratello Fabio mentre si trovava nel pieno della frenetica e ansiogena attività di auto-promozione degna di un giovane e rampante autore emergente quale lui è. Era a Torino. Fiera internazionale del libro. Migliaia di case editrici grandi, medie e piccole a caccia di sponsor, potenziali lettori e consumatori da catechizzare. Lotte fratricide per accaparrarsi lo stand più conveniente a livello strategico-logistico. E, dall'altra parte della barricata, centinaia di giovani e meno giovani. Affamati, indaffarati a lasciare centinaia di chili di biglietti da visita. Pochi minuti a disposizione e la pressante necessità di sembrare subito accattivanti, interessanti agli occhi di qualche editor, manager senza scrupoli del talento frustrato e declassato di questo mare di neonati venditori di emozioni. Ma chi lo ha detto che un giovane scrittore, che mi sono sempre immaginato immerso nelle benedette sudate carte o tormentato davanti allo schermo di un PC, debba anche possedere i requisiti tipici di un venditore?, il fascino, il carisma e la faccia tosta di imbonitore?. Tanto più se uno è bravo a scrivere, dove e quando è stato ritenuto essenziale anche sapersi vendere quel mercato di pesce-cane?. E, di fatti, posso solo immaginare il profondo imbarazzo che avrà provato mio fratello solo all'idea di incontrare professionisti tra le cui mani saranno passati centinaia di testi, centinaia di vite perse in una speranza, legate indissolubilmente ad un sogno mai divenuto realtà. Ebbene, è effettivamente dura presentarsi convinti di avere una idea originale, nuova ed in grado persino di attirare l'attenzione di questo genere di persone. Indaffarate, non meno dei primi, a procacciarsi affari, a celare dietro uno sguardo non meno fintamente convinto e sprezzante energia, la grande crisi che l'editoria sta attraversando. Una crisi inarrestabile e che, come una selezione naturale, lascerà sul campo non pochi cadaveri. I primi a morire, così come in natura, saranno i più piccoli, i più deboli. Quelli che si reggono su mercati di nicchia, collane sui viaggi, sulle arti marziali, fiabe per bambini, racconti fantasy per giovani mai maturati. E, tra tutte queste pubblicazioni, ci mettiamo pure quella di mio fratello. Tradito dalla sindrome della cartomante. E, nei panni della fattucchiera malefica, c'era la casa editrice che con aspettative di successo e fama ha nutrito il suo cuore, riempito di orgoglio la sua anima...Spero che questo post lo continui lui perchè, in fondo, è suo..Io penso solo che la nostra generazione è tanto priva di speranze, quasi, quanto della mancanza di coraggio per viverne.

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